Verso una nuova cosmogonia

Testo di: Esperide Ananas
Tra gli scienziati che maggiormente si stanno impegnando per diffondere una nuova visione del cosmo e dell’essere umano, come insieme integrato, intelligente e cosciente, spicca il nome di Ervin Laszlo, musicista, scienziato, filosofo, autore di 70 libri tradotti in venti lingue e fondatore del Club di Budapest, associazione internazionale “dedicata a sviluppare un nuovo modo di pensare e nuove etiche che aiuteranno ad affrontare i cambiamenti sociali, politici ed economici del XXI secolo”.
Al Club di Budapest aderiscono premi Nobel, artisti, scienziati, statisti e personaggi di spicco del pianeta,quali il Dalai Lama, Yehudi Menuhin, Desmond Tutu, Vaclav Havel, Michail Gorbachev, Peter Ustinov, Peter Gabriel e molti altri.
L’approccio di Laszlo presenta una visione integrata del cosmo, che unisce concetti fisici e spirituali della realtà, tracciando un parallelo tra le antiche intuizioni mistiche e la nuova visione scientifica dell’universo. Come molti altri suoi colleghi, afferma che le scoperte della scienza contemporanea parlano un linguaggio molto vicino a quello dell’antica saggezza. L’universo è un insieme dinamico, tutto collegato, che non genera solo materia/energia, ma soprattutto informazione. La materia/energia, anzi, è generata dall’informazione.
Secondo Laszlo ci stiamo avvicinando a un momento di grande apertura, che porterà all’affermarsi di nuova consapevolezza planetaria, come fenomeno naturale al quale il cervello umano potrà avere accesso. Si tratta di una consapevolezza transpersonale, che pare essere l’aspetto fondamentale della realtà, tanto reale quanto la materia e l’energia.
Osservando l’universo si vede che tutti i fenomeni sono correlati, e già Albert Einstein, interrogandosi su come sorgono questi schemi di relazione, rispondeva che è perché tutte le cose sono correlate, e non in modo puramente fortuito. Oggi si ipotizza che esista qualcosa che correla tutto, è lo spazio – non nell’idea newtoniana che intendeva lo spazio come un vuoto passivo e inattivo – ma al contrario uno spazio molto attivo.
Come già Einstein aveva affermato, lo spazio è “la cosa” principale, la materia è secondaria: oggi si sostiene appunto che la realtà fondamentale non è la materia che si muove in uno spazio inerte, ma lo spazio come plenum, come “campo dei campi”. La materia non è altro che pacchetti di energia, correlati attraverso lo spazio, anzi prodotti dallo spazio stesso. E lo spazio produce non solo materia/energia, ma soprattutto produce informazione, che è ancora più importante dell’energia. Non è materia e spirito, ma materia/spirito: l’universo è tutti e due gli aspetti, l’universo è un elemento della coscienza.
In base a questo paradigma tutto ciò che è nell’universo è un’articolazione della coscienza, che, in mancanza di un termine migliore, viene chiamato “campo”, che genera informazione, simile al vuoto quantico che genera forze. È il “campo akashico”, da cui derivano l’universo e il nostro mondo. Se si prendono gli antichi testi indiani e si sostituisce il termine akasha con “campo”, i Veda diventano un trattato di fisica contemporanea.
Se l’universo è un campo di consapevolezza, allora anche i “campi” creati dalla consapevolezza umana devono avere un effetto sulle persone che vivono al loro interno o che con esso entrano in contatto, anche senza saperlo, attraverso il cervello. Esperimenti sull’influenza positiva di campi di coscienza armonici sono stati condotti fin dall’inizio degli anni 70.
In una ricerca del 1974, in quattro città degli Stati Uniti si scoprì che la percentuale di crimini nella zona urbana toccava un picco negativo quando almeno l’1% della popolazione partecipava ai programmi di Meditazione Trascendentale. Il “campo” prodotto dalla meditazione portava ordine e armonia nella vita dell’intera città. Gli scienziati hanno chiamato questo fenomeno di maggiore coerenza nella consapevolezza collettiva “effetto Maharishi”, in onore del fondatore di Meditazione Trascendentale, che lo aveva annunciato già nel 1960. Ricerche condotte in centinaia di altre città hanno riprodotto lo stesso risultato positivo.
Lo stesso fenomeno di ridotta violenza e maggiore armonia sociale è documentato oggi a Nemam, nel Tamil Nadu, sud dell’India, dove è in fase di ultimazione l’Oneness Temple – il tempio dell’Unità – ispirato agli insegnamenti di Sri Amma e Sri Bhagavan. È una zona molto povera, tristemente nota per un elevato tasso di alcolismo e di violenza famigliare.
Senza alcun cambiamento nello stile di vita, negli ultimi anni le persone dei villaggi vicini al tempio sono diventate meno aggressive, e la percentuale di crimini si è ridotta. L’intenzione che sostiene la costruzione del tempio è quella di creare uno spazio nel quale possano riunirsi in meditazione 8.000 persone, per influenzare non solo la zona circostante, ma il campo di consapevolezza dell’intero pianeta.
Un altro edificio sacro contemporaneo, che avrà una simile funzione, è il Tempio della Concordia in costruzione in Piemonte, come continuazione del più noto Tempio dell’Uomo della Federazione di Damanhur. Sarà un grande ambiente ipogeo, illuminato attraverso la più grande cupola in vetro del mondo, che permetterà il recupero ambientale di una vasta zona boschiva deturpata da una cava abbandonata.
L’obiettivo è quello di creare uno spazio ricco d’arte nel quale possano davvero incontrarsi i potenti del mondo – incontrarsi e non scontrarsi – per ispirarsi e creare nuove politiche di sviluppo e cooperazione. Secondo i costruttori, il tempio sorgerà in un punto energetico importante, in cui si incontrano le grandi linee di energia della Terra, e questo renderà possibile a chi vi si reca nuove intuizioni, pensieri, sogni, e la loro amplificazione sul pianeta.
Questa capacità dei campi di coscienza umana di influenzare eventi – e anche il funzionamento di macchine e computer – sta diventando un fatto sempre più accettato dalla comunità scientifica internazionale. Prove in questa direzione vengono dagli esperimenti dell’Institute of Noetic Sciences in California, che utilizza random number generator, computer che producono stringhe casuali di uno e zero. Test ripetuti sembrano indicare che la consapevolezza collettiva è in grado di influenzare queste sequenze casuali, dando un ordine alle stringhe quando si produce un campo positivo o aumentando l’entropia quando se ne produce uno negativo.
Già nella fisica quantistica c’è un elemento della mente, perché a livello quantico le direzioni delle particelle sono attualizzate dalla mente. Studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che circa il 10% delle persone colpite da autismo hanno capacità mentali straordinarie, specialmente in matematica. Il loro cervello lavora in maniera incredibilmente veloce, in modo diverso da quello che sarebbe possibile con le connessioni normali. Il lobo sinistro quasi non funziona, e il cervello opera in una modalità non-locale.
È un sistema quantico macroscopico, che raccoglie informazioni e le trasmette. Le ricerche più avanzate per lo sviluppo dei computer operano sullo stesso principio, cioè a modalità quantica, basata sul teletrasporto e sulla non locality – cioè la comunicazione a distanza. Come può un cervello umano funzionare come un sistema quantico? Entrando in uno stato alterato di coscienza, per raccogliere informazioni accedendo a un network più vasto, al quale probabilmente gli animali hanno accesso naturale.
Nelle ultime centinaia di anni il pensiero occidentale ha ignorato e persino negato l’esistenza di questo “campo” d’informazione, costringendoci a dipendere solo dai nostri cinque sensi fisici, anch’essi usati sempre meno. Ma in tutte le culture native si utilizzano sensi diversi, si possiedono sensi diversi, resi attivi dall’essere parte di un sistema più vasto: natura, umanità, cosmo. Sono questi sensi che dobbiamo ritrovare anche in Occidente, imparando a usare il cervello in modo diverso per collegarci all’elemento transpersonale della coscienza, che è trascendente, in modo che possiamo anche noi funzionare come un sistema quantico.
Laszlo afferma che questo salto evolutivo è possibile. Adesso c’è un grande rinascimento spirituale nel mondo, e se un numero sufficiente di persone raggiungono questo livello di consapevolezza, ci sarà un balzo molto marcato per la nostra specie. Oggi può essere l’inizio di una nuova via, la riconciliazione di scienza e umanità, la guarigione del pianeta e dei popoli. Nel suo ultimo libro Science And The Re-Enchantment Of The Cosmos (“La scienza e il re-incantamento del cosmo”), lo scienziato-filosofo ungherese aggiunge un ingrediente chiave alla sua formula: l’”incanto”, non solo come emozione ma proprio come scelta di una precisa posizione dell’essere umano nei confronti del vita e – in senso ancora più vasto – del cosmo.
È un’affermazione di esistenza nell’universo, in un gioco di corrispondenze che ci permette di dare significato da dentro e anche di essere nutriti da significati esterni a noi. In questo modo, forse l’umanità imparerà che si può vivere insieme e non contro gli altri. Le nuove teorie scientifiche, quindi, non sono più solo costrutti astratti, ma hanno risvolti molto pratici, la cui comprensione può finalmente essere una delle chiavi per la sopravvivenza collettiva.