Intelligenza emotiva nella vita e nel lavoro
Testo di: Anna Fata
“Dove vi è emozione, vi è significato; dove vi è significato, vi è emozione”
– James Hillman
L’intelligenza emotiva è l’abilità, la capacità di percepire, valutare, gestire le emozioni proprie, degli altri, dei gruppi. In questo senso, c’è chi (Mayer, 2005) preferisce distinguere tra conoscenza emotiva e intelligenza emotiva, anche se con scarsa chiarezza.
La conoscenza pare essere relativamente stabile nel tempo, viene misurata dal Quoziente di Intelligenza (Q.I.) che valuta le capacità cognitive. L’Intelligenza in questa prospettiva si definisce come la capacità di portare avanti ragionamenti astratti validi in relazione all’area dell’informazione. Il Quoziente Emotivo (Q.E.), invece, pare essere dinamico secondo alcuni ricercatori (Bradberry e Graves, 2005), mentre per altri non si può accrescere (Mayer). Esso comprende la capacità di comprendere la natura delle emozioni individuali, di scoprire le similitudini e le differenze tra esse e di impegnarsi in altre attività mentali correlate.
Andando oltre la diatriba tra possibilità o meno di accrescere il Q.E. è indubbio che una maggiore conoscenza delle emozioni proprie e altrui rende possibile una migliore comprensione e gestione delle stesse. Questo rappresenta un elemento importante per stare bene con se stessi e con gli altri, in quanto consente una comunicazione più profonda, sensibile e raffinata. In tale prospettiva, l’intelligenza emotiva comporta una componente individuale, ma anche una sociorelazionale.
Conoscere le proprie emozioni non solo accresce la quota di piacere e di benessere connessa alla nostra esistenza, ma evita anche, soprattutto nel caso di emozioni spiacevoli, che queste restino non riconosciute, inespresse e inducano il rischio di esplosione successiva o si sedimentino nel corpo dando adito alla lunga ad una serie di disturbi di origine psicosomatica.
Sapere gestire le proprie emozioni comporta la possibilità di esprimerle nel modo e nel contesto appropriato: si tratta di vivere le proprie emozioni senza farsene travolgere. Si potrebbero paragonare le emozioni ad un fiume: se il suo letto è ben pulito e curato, se gli argini possono contenere bene eventuali piene o periodi di scarso afflusso, l’acqua può scorrere liberamente con tutto il suo impeto, oppure con la sua delicatezza. Si tratta di realizzare un equilibrio tra gli estremi, tra l’alluvione emotiva e la siccità, l’inaridimento che a monte i nostri filtri, le nostre dighe dovrebbero essere in grado di evitare.
Il riconoscimento e la gestione delle emozioni sono strettamente legati anche alla motivazione: il controllo emotivo, così come la capacità di raggiungere un obiettivo, comportano la capacità di ritardare la gratificazione e di reprimere gli impulsi. Queste capacità aiutano ad essere più produttivi ed efficiente in qualunque ambito di vita, lavoro compreso.
Essere consapevoli delle proprie emozioni è la precondizione per poter conoscere quelle altrui nel modo corretto ed esattamente quando si manifestano. E’ una qualità indispensabile per un buon rapporto con gli altri, in qualsiasi contesto, anche in quello professionale. Questo si lega in modo conseguente alla capacità di dominare le emozioni altrui: il vero leader è colui che possiede elevate competenze socioemozionali che contribuiscono a farlo essere popolare e ben voluto perché lui prima di tutti è comprensivo nei confronti di chi gli sta intorno.
In realtà, emozioni e pensieri non sono così avulsi l’uno dall’altro come si crede. A livello fisiologico, le aree cerebrali principalmente deputate al pensiero, la neocorteccia, e alle emozioni, l’amigdala, sono distinte, ma non isolate. Per tale motivo è praticamente impossibile in condizioni naturali prendere delle decisioni solo ed esclusivamente basate sulla ragione e la logica. La sfida che ogni istante dobbiamo vincere è quella di stabilire un equilibrio tra queste due parti di noi.
Intelligenza emotiva al lavoro
Esistono delle ricerche che hanno messo in luce il ruolo dell’intelligenza emotiva per il successo professionale, nello specifico:
- il reclutamento dei militari della Air Force americana sulla base dell’intelligenza emotiva ha consentito un incremento di tre volte del successo della fase di reclutamento con un risparmio complessivo di circa 3 milioni di dollari;
- l’esame di oltre 300 executive manager in oltre 15 compagnie internazionali è stato in grado di distinguere i migliori sulla base delle seguenti competenze: influenza, team leadership, capacità organizzativa, fiducia in sé, orientamento al risultato, leadership;
- nelle aziende di medie dimensioni si è visto che la selezione in base alle competenze emotive ha consentito di assumere personale che ai livelli elevati della gerarchia produceva l’85% in più e ai livelli più bassi il 127% in più;
- presso L’Oreal si è visto che i venditori selezionati in base alle competenze emotive hanno realizzato vendite superiori di oltre 90.000 dollari e hanno effettuato un turnover inferiore del 63% nel corso del primo anno dopo la selezione;
- in una compagnia di assicurazioni americana gli agenti selezionati in base alle competenze emotive, in particolare con elevati livelli di fiducia in sé, iniziativa, empatia, hanno venduto polizze dal valore medio di 114.000 dollari contro i 54.000 di coloro che avevano riportato valori più bassi di tali competenze;
- una ricerca condotta dal Center for Creative Leadership ha messo in luce che la causa principale di abbandono degli executive manager è il loro deficit nelle competenze emotive, in particolare la gestione del cambiamento, l’incapacità di lavorare in squadra, le scarse relazioni interpersonali;
- l’addestramento del personale nelle competenze emotive di una azienda manifatturiera ha apportato un incremento della produzione del 17%;
- la competenza emotiva di capacità di gestione dello stress si è rilevata correlata al successo nella posizione manageriale in una catena di vendita al dettaglio;
- l’ottimismo è risultato un’altra competenza emotiva legata ad una aumento della produttività. Presso l’azienda Met Life si è visto che gli ottimisti hanno venduto il 37% in più di polizze sulla vita rispetto ai pessimisti;
- una ricerca su 130 executive manager ha messo in evidenza che quanto più questi erano in grado di gestire le loro emozioni, tanto più risultavano ben graditi e con cui si lavorava bene;
- la selezione in base alle competenze emotive in una azienda americana di mobili ha ridotto a metà il tasso di dropout nel corso del primo anno.