Educatore olistico
Testo di: Antonio Sbisà
Contribuiamo ad una riflessione sulla figura dell’educatore olistico. Prima di tutto consideriamo chi sia l’educatore, e quindi su che cosa sia l’educazione. Partiamo da una indicazione semplice da wikipedia, internet.
Il significato originale ed etimologico della parola educazione viene dal latino e-ducere che significa letteralmente condurre fuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto… L’idea deriva dalla filosofia platonico-socratica, secondo la quale imparare altro non è che un “ricordare” dalla nostra passata esistenza, e che tale conoscenza deve essere “condotta fuori” da noi tramite la maieutica, letteralmente arte del far partorire, ovvero condurre fuori, e-ducere. Per altri autori (cfr. Emerson, aggiungo J. Dewey), l’educazione si prospetta anzitutto come autoeducazione e come autocoltivazione che dura per tutta la vita. In questo senso l’educare coincide nel guidare e formare qualcuno, specialmente giovani, affidandone e sviluppandone le facoltà intellettuali e le qualità morali. L’educazione va quindi distinta dalla istruzione, intesa come insieme delle tecniche e delle pratiche per mezzo delle quali un individuo viene istruito mediante insegnamento teorico o tecnico-operativo di nozioni di una disciplina, di un’arte, di un’attività. Tuttavia istruzione ed educazione possono fondersi quando l’insegnante cerca di favorire la comprensione autonoma da parte degli allievi, instaurando con loro un dialogo “esplorativo” e stimolando la loro creatività nell’apprendimento.
L’educazione può riguardare alcuni campi specifici del sapere e della formazione: l’educazione artistica, l’educazione spirituale. Occorre poi un livello di riferimento alla formazione globale della persona. In che modo l’educazione del corpo, dell’arte, della scienza, dello spirito, viene poi collegata alla crescita globale della singola persona. La formazione comprende quindi tutte le facoltà umane ed il modo di integrarle nel processo di individualizzazione, nel come fare in modo che ciascuna persona sviluppi la sua unicità. Oggi si richiama meglio questo concetto quando si parla di educazione olistica, di educazione che stimola la persona come un ‘tutto’. Riguarda quindi l’integrazione delle diverse azioni educative. Si educano la volontà, il sentimento, il pensiero, il corpo; si educano sia il sapere, che il sapere fare (l’esperienza, la pratica), sia il saper essere, la centrazione della persona su se stessa, l’autorealizzazione. In generale quindi l’educazione dovrebbe essere sempre olistica. Oggi poi si insiste sugli influssi reciproci fra lo sviluppo del corpo, lo sviluppo del pensiero, l’esplorazione dell’anima e dello spirito. Per cui si comprende meglio come anche pratiche educative concentrate solo sul corpo o sull’anima, reagiscono poi su tutte le altre componenti della nostra natura. Per esempio, le concentrazioni nelle attività sportive favoriscono le concentrazioni del pensiero, la meditazione stimola anche il corpo e il pensiero, e così via. Rispetto ai diversi compiti dell’educazione, l’educazione olistica favorisce l’applicazione delle diverse esperienze formative all’unità della persona come un tutto. Si occupa dell’integrazione evolutiva della persona.
Come si svolge l’educazione nei centri delle discipline psico-spirituali o olistiche? L’educazione vuole costituire una guida dei processi formativi che permetta di adattare ad ogni singola persona i percorsi della crescita e dell’evoluzione spirituale. Le persone vengono ai centri del benessere, scelgono e sviluppano determinati percorsi, apprendono delle tecniche, ricevono degli stimoli. Ma sarebbe bello che le persone siano invitate, stimolate e seguite nella comprensione della guida della vita personale complessiva. Immaginiamo i responsabili e gli educatori dei centri di formazione olistica come una specie di ‘sacerdozio laico’. Questi eserciterebbero una forma di stimolazione degli ideali, degli entusiasmi, delle emozioni superiori, dell’amore, dell’esplorazione del divino. Seguirebbero le persone nella comprensione delle lotte e delle difficoltà. Saprebbero stimolare a procedere lungo i sentieri della crescita. Potrebbero indicare i diversi percorsi spirituali, adattarli alle singole persone, seguire queste nei risultati delle pratiche e del modo di affrontare e godere la vita. Tutto questo dovrebbe essere ispirato dall’amore e dal riconoscimento creativo delle potenzialità di ciascun individuo. Tutta questa fase dovrebbe assumere l’aspetto del volontariato.
Sicuramente ogni visitatore dei centri seguirebbe il suo cammino, approfondirebbe un aspetto o un altro delle singole discipline. Ma in certi momenti, invece di entrare ed uscire come da un negozio dove ha comprato e consumato qualcosa, può essere invitato a dei momenti di condivisione, di riflessione e di testimonianza, su come articola la crescita personale.
Ovviamente questi momenti dovrebbero essere gratuiti. Sono fonti di stimoli per tutti. Immaginiamo che questa condivisione esplori il ruolo della responsabilità morale: senza giudizi, senza proiezioni, ciascuno espone periodicamente come esercita le scelte, come rende efficaci o meno i comportamenti e le azioni, quali codici morali intende seguire e per quali scopi. In questo modo in ogni centro può nascere un gruppo centrale, che a sua volta può sensibilizzare altri gruppi Tutto questo in uno spirito di amore, con la consapevolezza che esistono tematiche comuni e modi condivisibili di risolvere. L’amore, l’affetto, il contatto fisico ed emozionale, dovrebbero essere sempre presenti nei centri olistici. Invece spesso si entra e si esce senza neppure quasi conoscere gli altri. Occorre un gruppo di contatto perché le persone, anche se non si conoscono, si abbraccino, si confortino, si stimolino, nella gioia, nel gioco, nella confidenza. Ogni centro dovrebbe avere una stanza libera dove ci si incontra con scopi liberi di socializzazione, di preghiera meditazione autonome, di calore affettuoso ed istintuale, di collaborazione creativa.
Sicuramente è fondamentale l’opera di sostegno delle relazioni di aiuto. Ma non possiamo riportare il malessere o disagio personale soltanto alle vicende personali. Il tema dominante riguarda la possibilità di distinguere fra la moralità come integrazione in un sistema sociale che ha come obiettivi il profitto ed il consumo, ed una morale che indirizzi il comportamento all’evoluzione spirituale. Poi si tratta di comprendere come una morale indirizzata spiritualmente possa stimolare, verificare, i livelli della responsabilità e della realizzazione.
Il concetto fondamentale dell’educazione morale-spirituale riguarda il primato dello sviluppo delle potenzialità di ogni essere umano, armonizzato con lo sviluppo dell’ambiente e della natura, aperto alle esperienze metanormali e mistiche, orientato all’esplorazione del divino.
Gli animatori ed i formatori possono svolgere la funzione di direttori-sperimentatori della consapevolezza e dell’azione morale, e ciascuna persona può svolgere a turno questa azione-formazione. Possono essere dei maestri, che non impongono dogmi o regole di comportamento, ma che stimolano la formazione del carattere e l’evoluzione, attraverso processi di condivisioni e di sfide-insegnamenti personalizzati.
La stessa dimensione è auspicabile per l’educazione spirituale. Oggi le chiese sono spesso deserte, ed i centri del benessere sembrano una sede di commercio, anche se ‘spirituale’. Non è in discussione il fatto che chi lavori e guadagni non debba offrire un contributo economico a chi gestisce sia le attività che i locali. E’ in discussione l’aspetto di consumo e di isolamento individualistico che pervade tutto. L’aspetto del consumo privato è evidente. Un ambiente spirituale ed olistico dovrebbe rappresentare i simboli della spiritualità, avere diversi tipi di altari, favorire anche qui libere forme di preghiera, di meditazione e di ritualità.
I percorsi delle esperienze spirituali possono essere molto diversi. Ma sono forme di creatività religiosa, di persone che sperimentano variamente il divino. Nei templi dei centri olistici potrebbe valere sempre il fatto che dove ci sono diverse persone presenti ed unite, il divino scende generoso. Persone con le fedi spirituali più diverse possono pregare insieme, cantare, danzare, esprimendo direttamente i loro modi di pensare, di sentire e di amare. La condivisione a diversi livelli arricchisce la manifestazione di ogni persona. La presenza degli educatori e dei direttori spirituali è ben lungi ovviamente dall’imporre dogmi, riti o determinati comportamenti. Se una persona testimonia con ardore una sua esperienza religiosa, determina un contagio psicologico, energetico e spirituale, che non mira a fare condividere le stesse idee e credenze, ma costituisce una stimolazione energetica ed amorosa intensa, affinchè poi ciascuno svolga, professi, testimoni, la sua esperienza particolare.
Svolgere un corso di educazione morale e spirituale vuole centrarsi sulla possibilità concreta che si preparino e si formino delle persone che svolgano una funzione particolare di testimonianza, di condivisione e di trasmissione. Come i maestri che proponevano l’iniziazione: non si tratta di imporre, non si tratta di rendere uguali tutte le persone, ma di distribuire a ciascuna persona le stimolazioni, gli entusiasmi, le proposte di sfide e di imprese. La formazione olistica implica che impariamo a viverci come un tutto, grazie proprio alla creatività personale. Una formazione morale basata sulla responsabilità e sulla creatività aiuterà a realizzare queste formazioni. Praticamente i centri si trasformerebbero in piccole comunità, dove le persone sentono che le loro differenze non impediscono, ma aiutano, una convergenza creativa per tutti stimolante: unici ma uniti. Chiaramente queste microcomunità avrebbero una grande capacità poi di pensare, di decidere, di scegliere, di realizzare opere di amore, di solidarietà e di creatività per tutti. nel contesto dell’amore per l’ambiente, per la natura e per il divino. La solidarietà e l’amore siano invocati sia per aiutare tutti coloro che sono nei disagi e nei bisogni, sia per coloro che non sanno che possono vivere nell’entusiasmo della creazione permanente. L’evoluzione comporta che, anche se tutte le persone vivessero una forma di benessere, questa poi sarebbe una partenza per una evoluzione ulteriore, perché la vita ‘è’ questa forma di crescita-trascendenza, immersa nello slancio creatore e nella continua sperimentazione del divino.
Occorre poi pensare all’età evolutiva. Per i fanciulli e gli adolescenti valgono a maggiore ragione tutte le stimolazioni proposte. Poi chiaramente ci sarà una disponibilità ad adattare le motivazioni ed i percorsi spirituali a queste età. Esiste poi la necessità di integrare le persone giovani e gli anziani, con attività che mescolino le generazioni. Esiste la necessità di studiare delle coordinazioni con le forme di assistenza, di aiuto e di stimolazione culturale e psicologica, elaborate dalle istituzioni. Potrebbero esistere delle ‘alleanze’ fra i centri olistici e le chiese, i templi, gli oratori, in modo da arricchire la funzionalità delle opere educative e di fare conoscere, amare e stimolare persone con fedi diverse, ma con la fede-fiducia!
E’ veramente difficile iniziare a parlare sul serio di olismo, quando tutto è contrapposto a tutto…Qualsiasi riflessione sulle difficoltà anche estreme di queste proposte non dovrebbe giustificare l’assenza di riflessioni, studi, stimolazioni, che inizino a sperimentare microsituazioni e microcomunità. Gli esempi ci sono nelle grandi comunità, ma lì spesso si ottengono risultati a costo del sacrificio della differenziazione creativa delle persone.