A me gli occhi! Incontro con Padre Emilio Ratti
Testo di: Roberta Piliego
Definito da Panorama “Quello scienziato travestito da frate“, Padre Emilio Ratti è frate francescano missionario in Africa, biologo, medico chirurgo, vice-presidente ASSIRI e autore di studi importanti, ultimi fra i quali L’equilibrio del bilancio acido base e Ansia, Depressione, Insonnia dall’Iride, editi da ASSIRI, l’Associazione Iridologa Italiana.
La sua vita si divide tra il convento di Genova, alle Missioni francescane, dove segue e visita i suoi pazienti nei luoghi più disperati del mondo, tra cui il Congo dove nel 1995 ha fondato un ospedale per bambini. La ricerca di Padre Emilio Ratti rappresenta sicuramente un punto di riferimento importante per un riconoscimento scientifico dell’iridologia.
L’INTERVISTA
D: Ignaz Von Peczely (1826-1911) e Nils Liljequist (1851-1936) sono considerati i fondatori dell’iridologia moderna, ma le prime osservazioni sull’occhio e sull’iride sono presenti in antiche opere di medicina indiana e cinese risalenti al 2000 AC. All’inizio del terzo millennio, verso quale direzione si sta orientando la ricerca nel campo dell’iridologia?
R: Gli indirizzi sono molti, ma ritengo che il più serio sia quello tedesco relativo all’iridologia classica. Lo seguo abbastanza scolasticamente e, se si può dire, ‘scientificamente’. Ci sono scuole italiane e straniere che, a mio avviso, vanno un po’ oltre credendo di potere dedurre addirittura un”iridologia spirituale‘… Pretendono troppo dall’osservazione! Ci sono poi scuole, come quella russa, che vogliono tradurre l’iridologia elettronicamente con l’utilizzo del computer, ma ad una macchina mancherà sempre quella sensibilità che conduce a prendere una decisione.
Una buona anamnesi, l’esperienza e l’osservazione del comportamento umano possono suggerire se la causa dei disturbi è di origine nervosa o di altra origine. L’iride, più di ogni altra tecnica che io conosca, aiuta il medico a formulare una diagnosi ed eventualmente una prognosi. Solo l’uomo può formulare la diagnosi!
D: A questo proposito, qual è il ruolo dell’iridologia come strumento di medicina preventiva?
R: Le malattie, la maggior parte delle volte, sorgono in relazione all’ambiente che concretizza una predisposizione genetica in termini di definizione di punti di minor resistenza. Ma occorre essere molto attenti nel comunicare al paziente i suoi punti deboli. Per persone sensibili e timorose può essere addirittura un’arma a doppio taglio. È quindi molto importante avere delle conoscenze, sia di medicina ufficiale che di psicologia. Le garantisco che si può arrecare anche molto danno.
D: Infatti, al Congresso Mondiale di Naturopatia che si è svolto a Milano, lei ha affermato che “certe parole hanno l’effetto di una sentenza”, e ha fatto riferimento ad “un occhio clinico” capace di relazionarsi con il paziente. L’iridologia è quindi anche “un incontro di occhi”. Gli occhi di chi soffre e quelli clinici di chi si sa rapportarsi con cuore e intelligenza alla sofferenza.
R: Sì, oltre all’osservazione tecnica occorre comprensione, l’iride è solo una parte. È importante sapere vedere una persona, come cammina, come si siede, come gesticola, come muove gli occhi. La persona va considerata in tutto il suo insieme, non bisogna mai limitarsi a ciò che si conosce. Non basta una vita per conoscere se stessi, figuriamoci conoscere gli altri per poterli aiutare. Occorre sapere ascoltare.
D: Quindi l’iride va guardata, ma anche ascoltata…
R: Va guardata e soprattutto ascoltata. Prima l’ascolto, l’ascolto deve precedere l’osservazione. Ma attenzione, occorrono anni per acquisire la capacità di saper scegliere i segni significativi da quelli che non lo sono.
D: Le deposizioni dei colori e dei segni, all’interno dell’iride, possono raccontare la storia di un uomo, ma come si organizza una lettura in termini di priorità dei segni?
R: Intanto in base all’anamnesi. La fisiologia indica che alcuni disturbi possono essere ricondotti a determinati organi che, se non funzionanti, possono determinare certi sintomi. Quindi si procede verificando se l’organo preso in esame presenta segni importanti che possono essere messi in relazione. Infine, si considera l’individuazione di eventuali linee di congiunzione a questi organi.
I segni possono essere più chiari o più scuri. I segni chiari indicano ciò che attualmente può essere responsabile, quelli più scuri, che possono essere cronici e latenti, evidenziano uno stato di debolezza a cui non è sopraggiunta ancora la malattia. Quest’ultima si manifesta nel momento in cui, vicino al segno scuro, compare un segno chiaro che ne segnala l’attivazione. Accanto al segno genetico si è aggiunto il segno determinato dall’ambiente e dal tempo.
D: Come se il segno genetico, attivandosi, avesse preso luce?
R: Sì, certo.
D: La patografia indica nella “siepe” il luogo d’incontro tra l’energia prodotta dall’uomo e quella ricevuta dal cosmo. Rispetto all’energia cosmica lei ha fatto riferimento all’elemento acqua. Può spiegarci più in dettaglio cosa intende?
R: Per gli iridologi questo luogo è definito dall’anello cutaneo che contiene tutto il corpo e che ci mette in contatto con l’ambiente. Questa barriera indica l’equilibrio del sistema neurovegetativo che, se bilanciata, facilita lo scambio tra l’energia interna, prodotta dall’uomo, e quella esterna rappresentata dalla sclera. L’uomo nasce nell’acqua ed è costituito dall’acqua. Invecchiando, l’acqua diminuisce e con lei diminuisce la vita. Captare l’energia del cosmo, che è costituita dall’acqua, significa captare le forze dell’universo.
D: Padre Ratti lei è medico, biologo, esperto in iridologia, ma anche frate francescano impegnato in Africa. Qual è il filo conduttore di tutte queste figure?
R: Il filo conduttore è sempre quella parte del fare il frate a cui è concesso impegnarsi anche in tutto questo. Nella nostra legge c’è scritto che un frate può svolgere qualsiasi lavoro purché sia onesto. Non c’è limite a tutto quello che può fare il frate.
Normalmente si pensa e si spera che il frate faccia qualcosa inerente a Dio e alla Sua parola, ma ci sono anche dei momenti e dei luoghi in cui è difficile per un frate essere accettato in una certa veste. Deve dimostrare di amare veramente, concretamente. Non è sufficiente dire ‘amatevi fratelli’ e a quegli stessi fratelli buttare le ossa del pollo che ti sei mangiato. Il frate deve dimostrare di essere amico, di volere bene. Dio dice di dividere quello che mangi e allora perché non lo si mette in pratica?
La Chiesa è ancora agli inizi. Non abbiamo ancora capito che l’osservazione delle leggi è una condizione interna e che l’osservazione esterna delle leggi non è sufficiente. È inutile recitare il rosario, andare a Lourdes e poi essere disonesti. Occorre l’onestà e l’intento di rendere il Vangelo non soltanto parola. Il Vangelo dice di rendere chiari i talenti, soprattutto se questo va a beneficio degli altri.
Io mi sento in perfetta sintonia con l’essere frate praticando la medicina e l’iridologia. L’iridologia mi serve anche per guadagnare un po’ di soldi da spendere laggiù, altrimenti come farei? Ho studiato, è giusto che venga anche ricompensato. Certo bisogna poi sapere cosa ne si fa dei soldi!
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