Alla ricerca del senso perduto. Victor Frankl e la Logoterapia
Testo di: Anna Poletti
Diventare il proprio vero Sé significa rendere esplicito ciò che implicitamente si è.
Personaggio straordinario, psichiatra austriaco e fondatore della Logoterapia, Frankl (1905-1997) nacque a Vienna in una famiglia ebrea e studiò medicina specializzandosi in psichiatria. Fu in contatto con Freud ed Adler, che stimò molto, ma da cui si distaccò per elaborare la sua logoterapia, considerata la terza scuola viennese di psicoterapia, dopo la psicoanalisi freudiana e la psicologia individuale di Adler.
Nel periodo precedente le due guerre mondiali svolse innumerevoli attività, fu un eccezionale conferenziere, viaggiò molto, insegnò in diverse Università e lavorò alla Clinica Psichiatrica dell’Università di Vienna. La situazione per lui divenne critica a partire dal 1938, anno in cui la legislazione razziale nazista si estese anche in Austria e per gli ebrei le condizioni di vita cambiarono radicalmente: Frankl, i suoi genitori e la sua prima moglie furono deportati in diversi campi di concentramento, dove morirono tutti, ad eccezione di Viktor.
Fin da ragazzo e in seguito alle esperienze che si trovò ad affrontare in campo di concentramento, Frankl si accorse che gli uomini soffrono soprattutto per una frustrazione esistenziale, per un sentimento di assenza di senso. Di ritorno dal lager scrisse in soli 4 giorni “Uno Psicologo nei lager”, un libro eccezionale che fu letto in milioni di copie. Frankl si accorse – avendolo sperimentato personalmente – che anche nelle circostanze dure e disperate della vita, l’uomo può fare appello alla propria libertà spirituale.
Di ritorno a Vienna fu nominato primario neurologo del Policlinico della città. In quegli anni scrisse i suoi libri, solidificando le basi della Logoterapia, e si sposò di nuovo. La sua seconda patria furono gli Stati Uniti, dove gli venne affidata la prima cattedra di Logoterapia.
La Logoterapia si propone di ridare all’uomo la capacità di trovare un senso alla propria vita, nonostante lo sprofondare dei valori tradizionali. Per Frankl l’uomo non è il frutto o la vittima dell’ambiente o dell’ereditarietà, ma interiormente è libero di assumersi la responsabilità della propria esistenza. La vita è un compito e la responsabilità è nei confronti del compito che ci è stato affidato dalla vita. Frankl diede un senso alla sua vita nell’aiutare gli altri a trovare il loro individuale e unico senso di vita.
Intervista a Loris Adauto Muner
Counselor Esistenziale e Direttore dell’Istituto Dia/Logos
– L’Istituto Dia/Logos ha come caratteristica peculiare la capacità di riuscire a fondere la Logoterapia, intesa come la ricerca del Senso di Vita, con la conoscenza approfondita delle dinamiche di dipendenza. Qual è la visione che guida questo connubio?
Per citare uno che se ne intendeva: “In principio era il Logos”, inteso come Verbo, la Parola di Senso, la Parola creatrice. L’Istituto Dia/Logos è impostato sul Dia-logo, sulla ricerca del Senso condiviso. Ciò che intende creare è il dialogo autentico e l’incontro con l’altro, che sta agli antipodi della mera chiacchera, in cui ognuno cerca semplicemente di fare impressione sull’altro. Quando si vive dominati dal bisogno dell’approvazione (o disapprovazione) dell’altro è dipendenza. La nostra esperienza ci insegna che se possediamo una percezione del senso della nostra vita siamo meno vulnerabili a questo bisogno e più protetti dal demone della dipendenza.
La Logoterapia nasce ad Auschwitz. Nella perdita totale del senso, nel momento in cui i detenuti dei lager possono gridare che Dio è morto, Frankl afferma con coraggio che, nonostante tutto, il Senso esiste e che la visione del mondo che ci guida non è indifferente, perché è capace di creare o di distruggerci, di guidarci verso il senso o verso il nichilismo, verso la morte come il fine o verso la morte come la fine.
La ricerca del senso è strettamente connessa alla questione dei valori, che è un fatto individuale, proprio perché è la riscoperta del valore dentro di sé. I valori non possono essere dati e sicuramente non sono esportabili, anzi ritengo che sia stata proprio la manipolazione del Valore a culminare nella perdita del senso e nel disagio della modernità.
La ricerca del senso è direttamente proporzionale alla ricerca della propria autonomia, come la perdita del senso è connessa alla dipendenza, che è il grosso problema che affligge la nostra epoca. Questi sono i tempi in cui ognuno fa quello che vuole, ma nessuno sa più il perché. La Logoterapia osa affermare che è possibile trovare il senso in qualsiasi situazione, persino in quelle apparentemente più disperate. “Chi ha un perché per vivere, sopporta qualsiasi come”. Se si percepisce il significato del proprio esistere si possono spostare le montagne, altrimenti riesce difficile anche spostarsi dal letto.
In ogni evento che ci si presenta è racchiusa una domanda. Sta a noi trovare la risposta, oppure possiamo continuare a credere nel fato, nell’errore, nella colpa e allora la vita ci sembrerà una punizione crudele o una mera “sfiga”. Ad un certo punto ci si trova confrontati con una scelta essenziale: o la vita è un insulso tiro di dadi o è un compito che noi siamo venuti a svolgere. La Logoterapia, quindi, coniuga indissolubilmente la libertà con la responsabilità: solo chi è responsabile è libero, e solo chi è libero è responsabile. E in effetti quando siamo nella dipendenza chiediamo continuamente; l’uomo libero, l’adulto, risponde.
– Lei propone di applicare la Logoterapia al counseling per trovare soluzioni ai disagi esistenziali presenti. Quali sono i presupposti spirituali del Counseling del Senso di Vita?
La Logoterapia afferma che “nonostante tutto si è liberi di scegliere”. Questa libertà è direttamente proporzionale alla responsabilità, all’abilità di rispondere alle domande della vita. La responsabilità è il rifiuto di qualsiasi alibi e di qualsiasi razionalizzazione e si riassume nella frase di Martin Buber: “Tutto dipende da me”. Del resto se dipendesse da qualcun altro, non sarebbe forse dipendenza?
Non è necessario, nell’affermazione del senso, cercare nel passato cause e spiegazioni del proprio naufragio esistenziale. La possibilità di trovare una soluzione è qui e ora, e se non è qui e ora allora non è da nessuna parte. Come insegna il rabbino Hilel: “Se non ora quando? E se non io chi?”
La Logoterapia è quindi un cammino alla ricerca del senso della Vita. Su questo sentiero si impara che si può anche rinunciare a tutto, ma non si può fare a meno della libertà di scelta, che è ciò che contraddistingue l’uomo da tutti gli altri Esseri.
Se non smettiamo una volta per tutte di addossare la colpa dei nostri “errori e fallimenti” su qualcun altro e continuiamo a cantare il ritornello: “è stata la donna, è stato il serpente” – e attualmente siamo pieni di donne e serpenti a cui dare la responsabilità, sia a destra che a sinistra, sia in Oriente che in Occidente, per non parlare dell’altra metà del nostro letto – … Se non diventiamo coscienti della nostra responsabilità, rinunciamo all’Idea stessa di Uomo.
La libertà responsabile è la dimensione spirituale, e la spiritualità non ha niente a che fare con il mero partecipare ai rituali essoterici della religioni conclamate, né con la ricerca del “benessere” offerta spesso dallo spiritualismo New Age. E’ la pura e semplice decisione di assumere su di noi la responsabilità della nostra vita. Non ha niente a che fare con il buonismo religioso imposto dal senso di colpa, né con il disimpegno menefreghista del sincretismo spiritualista. La responsabilità del nostro Ego è la croce che portiamo sulle spalle, e non quella su cui ci immoliamo per poter dare la colpa a qualche malcapitato che facciamo soffrire per “amore”.
Vivere in maniera spirituale è accettare la responsabilità di poter scegliere in qualsiasi circostanza senza se e senza ma. Ciò che impedisce la scelta nella civiltà della Grande Madre dei consumi è l’incapacità acquisita di rinunciare ad avere tutto. Siamo stati convinti che lo scopo della vita sia la ricerca del piacere. La Logoterapia afferma che non è del piacere che ha bisogno l’uomo, ma di sfide, di compiti. Non è la tranquillità sedativa dell’avere che lo accontenta, ma la tensione verso una meta, perché è vero, citando un altro che se ne intendeva: che fatti non fummo per viver come bruti (adesso li chiamano consumatori)…
Non è il benessere economico che ricerchiamo, altrimenti chi sta bene sarebbe felice e non un assiduo frequentatore di cliniche per la disintossicazione! In realtà cerchiamo uno scopo, un senso. Riferirsi al Senso è andare oltre all’egocentrismo. Per la Logoterapia la felicità è una porta che si apre verso l’esterno. Se la si tira verso se stessi, la porta si chiude.
È però necessario fare attenzione a non confondere la Logoterapia con l’insegnamento ipocrita dell’altruismo moralistico. In realtà, non si può essere altruisti se non partendo da una posizione di franco egoismo. Altrimenti tutto si riduce in chiacchiere da confessionale e in manipolazione, che purtroppo ora viene chiamata amore.
– Adauto, dopo avere evidenziato che libertà non è fare ciò che si vuole, ma è essere responsabili di se stessi, ora affermi che c’è un egoismo sano, da cui fiorisce il vero altruismo.
L’altruismo non ha nulla a che vedere con il sacrificarsi per gli altri. Guardatevi bene da chi dice che si sacrifica per voi! Vi conviene mettervi con le spalle al muro per evitare la coltellata che inevitabilmente vi arriverà nella schiena! L’altruismo non è buonismo. L’altruismo è il Santo egoismo di chi sa che andare verso il prossimo è l’unica maniera di realizzare se stesso. Il piacere è la ricompensa, non lo scopo.
Il cammino che percorriamo parte dalla dipendenza – io mi occupo di te così tu ti occuperai di me – per arrivare all’autonomia – io mi occupo di te così mi occupo di me -. Non è stato detto: ama il prossimo tuo più di te stesso. Ovviamente non è stato detto neanche: ama te stesso e fregatene dell’altro! E’ stato detto: ama il prossimo tuo in quanto te stesso.
INTERVISTA A MARY SAITTA
Counselor Psicosintetica e Direttrice del Centro Dia/Logos
– Lei sta seguendo il programma del primo anno insieme agli iscritti al corso in Counseling del Senso di Vita. Può riassumere in termini semplici la Logoterapia?
Frequentare la scuola mi sta aiutando a comprendere meglio la logoterapia e ad applicarla alla mia vita concreta e personale. A non fare stagnare dei concetti che credevo di avere assimilato, ma che in realtà finora erano acquisiti sopratutto a livello mentale e intellettuale. A volte non mi sento felice anche se non mi manca nulla, proprio perché non trovo il senso…
Riassumerei la Logoterapia in questi termini:
– 1° non è importante trovare il senso, quanto piuttosto ricercarlo
– 2° ricercarlo vuol dire vivere, incarnandolo realmente, quello in cui crediamo e…
– 3° mentre vivi quello in cui credi dai senso e significato alla tua esistenza e conseguentemente le dai una direzione.
– 4° poi un giorno quel senso si esaurirà naturalmente perché sarà stato esperito e un altro senso potrà sbocciare.
Spesso ho solo creduto con la testa a certe cose ma non le ho realmente vissute, come la fede ad esempio. Se vivessi la fede con il cuore, accetterei che Dio mi sta dando tutto quello che è meglio per me, anche il non avere qualcosa a cui tengo molto. Accettare vuol dire: sapere che quello che ho / l’ho chiesto io / perché mi serve.